51,3 miliardi di euro: questo il valore del mercato dei software gestionali in Italia. A dircelo sono i risultati della ricerca realizzata dagli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano in collaborazione con AssoSoftware, l’associazione italiana dei produttori di software.
La ricerca esplora diversi aspetti del comparto software gestionali nel nostro paese: dinamiche, opportunità, maturità di utilizzo, problematiche.
Il valore dei software gestionali in Italia
Lo studio del Politecnico ha indagato le dinamiche dei software gestionali in Italia sia dal lato delle PMI che delle Pubbliche Amministrazioni. Innanzitutto, come viene percepito il valore di un software? Le considerazioni sono diverse a seconda che venga impiegato nel privato o nel pubblico. Nel primo caso, il grado di importanza del gestionale aumenta quanto più questo impatta positivamente sui processi aziendali e sul business. Nel secondo caso, il valore del software si misura invece sull’impatto verso la società e sui servizi al cittadino. Le scelte su quali soluzioni adottare si basano perciò su queste motivazioni.
L’indice di maturità di PMI e PA
La ricerca ha analizzato lo stato di maturità di PMI e Pubblica Amministrazione nell’utilizzo di software gestionali. L’indice viene calcolato tenendo conto di diversi aspetti:
- Livello di adozione dei gestionali
- Competenze digitali del personale impiegato
- Integrazione dei software
- Impatto sulle performance aziendali
Le PMI registrano una crescita in tutti e quattro gli aspetti (totale: +4,71%), grazie anche all’aumento delle soluzioni adottate nel periodo 2020-2021 per rispondere alle esigenze legate alla pandemia. Nel 2022 questo trend si consolida, aumenta l’adozione di software in aree applicative specifiche e ci si concentra maggiormente sull’integrazione degli strumenti introdotti in azienda. L’impatto sulle performance registra un + 0,5%: in questo caso, la crescita risulta più limitata perché si tratta di un indicatore che necessita di tempo per mostrare i suoi effetti.
Nella Pubblica Amministrazione si registra un livello superiore di maturità rispetto alle PMI: spesso, infatti, l’utilizzo di software per le PA rappresenta un vero e proprio adempimento. Tuttavia, il tasso di maturità organizzativa ed il livello di integrazione restano molto simili a quelli delle PMI.
L’evoluzione del mercato dei software gestionali in Italia
Ad oggi, le PMI che adottano almeno un software gestionale sono il 93%. Tra i più diffusi troviamo:
Più indietro CRM ed i software per la gestione documentale, tuttavia quest’ultima è la tipologia che registra la crescita maggiore (+ 6% rispetto al 2021).
Lato PA, le soluzioni più adottate sono utilizzate in ambito amministrativo/contabile, documentale e per la gestione HR. Il 43% delle Pubbliche Amministrazione utilizza una suite gestionale integrata: rispetto al comparto privato c’è una grossa differenza, qui infatti il dato scende al 29%, segno che il mercato è più variegato e conta un numero maggiore di fornitori.
Un altro aspetto interessante della ricerca svolta dal Politecnico riguarda l’obsolescenza dei software in uso nelle aziende private: da quanto tempo vengono utilizzati e quanto sono aggiornati? Ben il 34% dei programmi per la gestione amministrativa e contabile ancora in uso sono stati installati nel 2000 o prima, dato che sale al 60% se si contano anche quelli adottati tra il 2001 ed il 2010. Al secondo posto troviamo le soluzioni per la gestione della produzione (25% ante 2000, 27% nei dieci anni successivi) e al terzo i software dedicati al magazzino (48% installato prima del 2010).
Ci troviamo davanti quindi a programmi piuttosto datati, dove tra l’altro gli aggiornamenti non sono sempre stati svolti con costanza (il 62% delle aziende dichiara di averli aggiornato nel corso del tempo soltanto in parte).
Software gestionali: benefici e criticità
Quali sono, nel concreto, i benefici legati all’adozione e all’utilizzo dei software per gestire i processi aziendali? Molto dipende dall’ambito in cui queste soluzioni vengono usate, ma in generale il 59% delle imprese attesta un aumento della marginalità a seguito dell’introduzione di nuovi strumenti. I CRM ed i software per la gestione documentale sono le tipologie che hanno gli impatti positivi maggiori, con riscontri diretti sulle attività aziendali e sulle performance.
I gestionali per la produzione ed il magazzino risultano sotto la media di mercato rispetto al loro reale potenziale: questo perché spesso vengono utilizzati separatamente, senza che vi sia un’integrazione con le restanti aree aziendali. Quando invece le soluzioni sono integrate tra loro, i dati dimostrano che l’impatto sulle performance cresce di oltre il 65%, superando la media di mercato.
Le piccole e medie imprese indicano quattro principali aree in cui i software portano i benefici maggiori:
I benefici recepiti dalle PA sono differenti: anche in questo caso viene apprezzata la trasparenza, ma anche l’aumento di qualità del patrimonio informativo, la possibilità di mettere in pratica nuovi modi di lavorare (es: smartworking) e di gestire i flussi di lavoro in modo più coeso.
Per quanto riguarda le criticità, invece, aziende pubbliche e private condivisono le stesse problematiche. Le difficoltà maggiori riguardano il personale: da entrambe le parti viene segnalato come la mancanza di competenze digitali si rifletta negativamente sui propri percorsi di digitalizzazione, così come la resistenza, da parte di alcuni collaboratori, ad adottare nuove tecnologie. Entrambe vorrebbero ricevere da parte degli enti governativi più sostegno economico nei rispettivi percorsi di digitalizzazione: spesso i costi sono troppo alti da sostenere in autonomia, e da parte delle aziende private vi è anche una difficoltà nel misurare e comprendere il ritorno dell’investimento.
Come rispondere alle criticità
Come risolvere le criticità che PA e imprese sottolineano? Istituzioni e fornitori giocano un ruolo importantissimo: a loro spetta il doppio compito di formare e informare. Il report del Politecnico in particolare suggerisce delle precise azioni:
- Software House: trasmettere competenze tecniche, impegnarsi nel far comprendere il ritorno dell’investimento ed i benfici (per esempio attraverso dati e case history)
- Manager: concentrarsi non soltanto ad introdurre nuovi software in azienda, ma inserirli in un percorso più ampio che lavori sulla formazione del personale, sulla cultura digitale e sulla condivisione di una chiara strategia di digitalizzazione
- Istituzioni: supportare aziende ed amministrazioni attraverso sostegni economici ed investimenti
- Associazioni di categoria: attività di sensibilizzazione e dialogo, condivisione e pubblicizzazione di esperienze positive
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